8 marzo 2016, festa della donna, di tutte le donne.
Di Tanne Durante pubblichiamo questa toccante poesia, tratta dalla raccolta “Algos”.
Se non fosse che vien giorno tutti i giorni
Sul selciato camminando
se non fosse che vien giorno tutti i giorni
non andrei. Inciampo nei sassi
con cui mi hanno lapidata. Dentro.
Al villaggio hanno rapito mia sorella
e la libereranno se pago. Così, qui,
ogni volta vengo pagata
e ogni volta pago.
E ogni volta muoio.
Schiava di chi mi tocca e non mi vede
siedo a fianco strada
sulla pietra che indica nello star ferma
l’essere mio lontano mille miglia,
ancora a casa ad imparare il divenir donna.
Qui non sono arrivata mai
eppure volevano farmi credere
che nascer femmina portasse a questo.
Qui è stata solo una bugia.
Bugia è la vita che ti chiama
e poi ti caccia
preda del desiderio e della violenza altrui.
La notte è scesa in me,
nel bianco accecante dei miei occhi neri,
da nera,
da adolescente nera, no, da bambina nera
che giocava, ieri, spensierata,
con mia sorella e le nostre bambole di stracci.
Sapete quando nel deserto s’è rotto il mio sogno?
Quando i mercanti,
chiusa in una stanza,
dopo avermi scelta a caso,
addosso a me uno dietro l’altro,
l’hanno cancellato.
E poi han continuato in tanti.
Cani !,
cani che nel barcone ti deridono e ti umiliano,
cani che sennò ti buttano a mare.
Esca per i pesci.
Ora nel buio del giudizio, del pre-giudizio
solo m’illumina certezza
che nessuno alla fine avrà più dignità di me
perché da sempre alcuno
ha potuto scagliarmi contro
la prima condanna
senza che si macchiasse dello stesso crimine,
in qualche maniera colpevole, perché aguzzino
oppure complice, se indifferente.
Spesso, voglio soltanto smettere di respirare,
ma è impossibile. Viene da sé ricominciare,
boccheggiando. Un vomito d’aria
mi entra a forza nei polmoni
e continua il cuore a battere.
A chi importa se soffro?
Soffriamo tutti. E’ il destino dell’essere umano.
Io oso affermare:
chi è come me di più.
Forse è vero:
ciascuno, a suo modo, è prostituta.
Cambia però la merce di scambio: il corpo o la mente.
E di conseguenza cambia pure lo status.
Se (s)vendi l’una e non l’altro,
(o entrambi, ma con astuzia e ..
con debita prudenza, scegliendo le lenzuola giuste)
facilmente, infatti, arrivi in alto.
Invece molte di noi diventano sgualdrine,
perché in cerca di amore
come le ragazzine in vetrina, ingannate dal paradiso/prigione,
come me che desideravo l’abbraccio di un principe.
Noi puttane di bassa categoria
siamo obbligate a soddisfare
gli appetiti dei poveracci. Già!, dei poveracci.
Proprio noi, poveracce altrettanto.
Eppure nessuno tra quei miserabili
ci restituisce l’amore che cerchiamo. Anzi,
vengono a rubarci il nostro,
quel poco che noi sempre diamo,
senza far distinzioni tra signori e ubriaconi,
tra solitudini o depravazioni.
Noi lo diamo. Punto e basta,
con rassegnata disponibilità verso chiunque,
come le ragazzine in vetrina, a gruppetti accanto ai fuochi,
come me, appartata appena fuori la squallida periferia,
nel boschetto di pioppi,
dove illudo i clienti. Dove flagello me stessa.
Così comandano.
Così obbediamo.
Soddisfiamo chiunque.
Di nuovo.
Tranquilli!, venite pure.
Noi non facciamo del male a nessuno.
E voi?
dalla raccolta “Algos” di Tanne Durante